sabato 4 novembre 2017

AFORISMI BELLI/1

 (Difficoltà: 3,1/5)

AFORISMI BELLI/1

Gli aforismi sono, caratteristicamente, l'embrione di scritti più ampi, ovvero idee o abbozzi per qualcosa di più compiuto che non si è avuto la voglia o la possibilità di realizzare. Contrariamente a quanto si pensa, difficilmente essi nascono come tali (come su un autore si mettesse lì e dicesse: "Oggi inizio un libro di aforismi"), bensì sono di solito idee messe in scritto in tutta fretta per paura di dimenticarle, con la riserva di riprenderle in un secondo tempo per dar loro corpo.
 
Ecco qui una raccoltina di miei aforismi


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Nell'arte e nella letteratura, la tragedia è universalmente considerata un genere superiore alla commedia perché si riferisce a qualcosa di eterno e immutabile: la sofferenza umana. Ciò che fa ridere, per contro, cambia con il tempo: è una moda.

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Chi non ride mai mi insospettisce: cos'ha da non ridere?

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Il mondo intellettuale è sempre stato affetto dal morbo dell'auctoritas. Ogni sciocchezza di uno che è considerato (non si sa per quale via e dichiarato da chi) un'"autorità", viene di regola presa come oro colato. E' la sotto-cultura della raccomandazione che si fa cultura dominante.
E', anche, l'“autoritarismo intellettuale”: non è mai il cosa, ma sempre il chi. Non c'è spazio per le cose di valore dette da uno che non sia al contempo qualcuno. Dai principati rinascimentali ai baronati dell'odierna università, il mondo della cultura non ha mai avuto molta dimestichezza con la democrazia.

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Mia madre, donna religiosa, mi diceva sempre: “Sei un fallito. Non troverai mai un lavoro.” E io le dicevo: “Hai fede in qualcuno di immateriale che nessuno ha mai visto, e cioè Dio, e non in me, che sono qui davanti ai tuoi occhi in carne ed ossa?”

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Ai nostri intellettuali e ai nostri politici - così come, a ben vedere, a tutti gli italiani - metterei come obbligo di portare una sveglia al collo che suoni ogni 20 minuti facendo apparire la scritta: “Ricordati di quello che eri.”

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Uno scherzo si può dire veramente riuscito solo se anche quello che lo subisce si diverte. Ecco un buon criterio per distinguere lo scherzo dalla molestia.

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La paura del nuovo in quanto nuovo è una forma di codardia; l'entusiasmo per il nuovo in quanto nuovo è una forma di irresponsabilità.

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Il “tuttologo” è colui che sa tutto di nulla e nulla di tutto.

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La “cultura di sinistra” è morta in modo talmente dimesso da far pensare che non sia mai veramente esistita.

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In Sicilia è “cosa nostra”; in Parlamento è “cosa loro”. In Italia, la differenza fra mafia e politica è solo una questione di commutatori deittici.

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L'Italia è una paese alla frutta dell'ultima cena.

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A volte, la libertà consiste nell'essere servi dei propri sogni.

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Il saggio sa di non sapere; l'umile non sa di sapere; l'ignorante non sa di non sapere; l'illuso sa di sapere.

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