domenica 30 agosto 2015

DOVE SONO LE "QUOTE AZZURRE"? IL VERO SCANDALO DELLA SCUOLA ITALIANA

(Difficoltà: 2,3/5)

Si fa un gran parlare di “quote rosa” (nemmeno più tanto, visto il miserevole spettacolo offerto negli ultimi anni da coloro che ne hanno beneficiato). Tutto è nato dalla (e in gran parte rimasto nella) politica, nel tentativo, da parte dei partiti, di raggranellare qualche grumo di voti tra l'elettorato femminile (come se le donne fossero tutte femministe e fossero incapaci di provare una giusta riprovazione per colleghe di genere catapultate, senza alcun tipo di requisito o virtù, in posti da 15 mila euro al mese) o tra qualche cuore dolente della Sinistra (o di quella cosa merdiforme che in questo Paese si fa chiamare tale).
Quello di cui non si parla mai sono le “quote azzurre”. Nella scuola italiana, per esempio, le donne rappresentano il 79% del corpo docente. Una percentuale che sale fino a quasi il 100% nelle scuole dell’infanzia, al 95% nella scuola primaria e all’85% nella scuola secondaria di primo grado (vedi). Diversa non è la situazione in altri Paesi del mondo. Certo si potrà razionalizzare questa atroce e scandalosa disparità di trattamento con la nozione che la donna è per ragioni di maternità più sensibile agli aspetti dell'ammaestramento dei pargoli, ma al prezzo di imprigionare la figura femminile in un cliché (la donna-utero, la casalinga-“balia” e lavandaia, pietrificata in un ruolo che è suo per natura) da cui la donna era riuscita a emanciparsi al costo di accese lotte. Inoltre, la cosa può al limite valere (molto condizionatamente) per la scuola dell'infanzia. Ma che ne è degli ordini successivi di scuola? Non è vero che scuola primaria e secondaria richiedono conoscenze metodologico-didattiche e disciplinari che le allontanano sempre più dalla (comunque discutibile) giurisdizione del puro istinto materno? E anche nel caso della scuola dell'infanzia, non è forse vero che la nuova generazione di padri ha preso a cuore il contatto diretto con la prole, e ne condivide con la madre in modo più o meno paritario la cura anche igienica (es. il cambio del pannolino) e quotidiana (es. i giri con il passeggino)? A che titolo quindi la donna dovrebbe vantare esclusività su un ambito pur così delicato dell'educazione formale dell'infante? Marito-mammo e cattedra piena: troppo comodo.



I Rischi per La Qualità dell'Educazione

Più di un psicologo esprime un allarme sulla presenza eccessiva di figure femminili nel percorso scolastico-educativo dei ragazzi, dall'infanzia all'adolescenza. Secondo costoro, il fallimento scolastico di tanti ragazzi (e la documentata superiorità delle ragazze nei voti) sarebbe attribuibile a ciò. Ad appoggiare questa ipotesi c'è anche Gianfranco Staccioli, pedagogista all'Università di Firenze (“La Vita Scolastica”, gennaio 2013, p. 6): “Se ci sono tutti uomini o tutte donne, c'è una ovvia carenza dell'uno o per l'altro sesso, specialmente nei momenti più delicati della crescita. Non credo che ci sia bisogno di statistiche per confermare questo. Basta un po' di buon senso.”


Conclusione: Mettiamo Fine a Una Discriminazione di Genere

C'è nella Scuola italiana una situazione di disparità di trattamento abominevole e che urla vendetta: una discriminazione di genere in piena regola. Tra il tanto vociare di "pari diritti" e "pari opportunità", il problema della discriminazione maschile nelle scuole non solo non viene affrontato, ma nemmeno percepito e discusso. Ciò che vale per un verso non vale per il verso opposto: questo prova, ove ve ne fosse bisogno, che le "quote rosa" sono solo pura ideologia
La scuola a esclusiva femminile ha ovviamente anche delle ricadute sulla qualità dell'apprendimento scolastico. Il ministro delle Pari Opportunità, donna o uomo che sia, prenda a cuore il problema e istituisca le “quote azzurre” nella Scuola italiana. Forse la soluzione del problema dello scarso rendimento degli studenti italiani in rilevazioni come l'Ocse-Pisa è più semplice di quanto appaia.

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