domenica 14 dicembre 2014

MENZOGNA E POLITICA SPETTACOLO: IL FENOMENO SALVINI

(Difficoltà: 3/5)

Matteo Salvini in versione "stripper"
Se si vuole un fulgido esempio di politica-spettacolo, non è necessario guardare oltre la figura di Matteo Salvini, il neo-segretario della Lega, solidamente indirizzato sulla strada di un macchiettismo parossistico, tra felpe-slogan, battute, balletti e spogliarelli gossippari.
Mi voglio qui riferire in particolare alla recente puntata di DiMartedì (video sotto, al minuto 1 circa). Qui Salvini, per rispondere a Lupi che stigmatizza incidentalmente il vizio di Salvini di indossare felpe quando va in tv, dice: “Cosa c'hai con le felpe? Sono made in Italy, io propongo il made in Italy”. Il conduttore Floris poi, rispondendo per una volta a quell'oscuro e sconosciuto impulso giornalistico che ti spinge a cercare la verità dietro le dichiarazioni (e anche per una concessione alla virtù italica del cazzeggio, che non fa mai male), verifica l'informazione di Salvini e scopre che la felpa che indossa è in realtà “di una marca francese” (in realtà poi si scoprirà essere svedese).
Quindi Salvini ha mentito. Su una piccola cosa, si dirà. E mentirà a maggior ragione per le cose più importanti - sarà la risposta - in ragione dell'aumentare della posta in palio. Se la ricerca di verità è (o dovrebbe essere) un'osservanza quasi nevrotica, un impegno che uno prende con un proprio istinto, la menzogna politica tende a essere per contro una calcolata abitudine, il tratto costante di una rispondenza a uno scopo prefisso, che si propaga anche ai dettagli più infimi. Per questo, specie in politica, non è lecito ritenere che chi mente su una piccola cosa – e siano pure fatte salve le “bugie a fin di bene” - possa poi dire la verità su cose più importanti, anche perchè si porrebbe pur sempre la questione di ciò che è importante e di ciò che non lo è. Nel caso di Salvini, poi, abituato a sciorinare dati numerici e non a suffragio delle sue affermazioni, la cosa si applica ancor meglio.
Salvini è dunque una persona che mente. C'è un filmato a provarlo. E un elettore serio dovrebbe capire che le piccole menzogne fanno sempre capo a una menzogna più grande la quale invalida alla radice le intenzioni più buone e più belle espresse a parole. La bugia sulle piccole cose è se possibile anche peggio di quella sulle cose più grandi: può essere spia di un totalitarismo della menzogna che non lascia fuori niente.

L'aspetto più inquietante è, nello stesso video, l'indifferenza e la rilassatezza con la quale Salvini affronta lo “smascheramento” della sua balla. Floris controlla l'etichetta dietro la sua nuca? “Se volete mi spoglio.” Il marchio è francese e non italiano come avevi detto? “Siamo in Europa”. Quindi Salvini, segretario di un partito storicamente secessionista, si proclama dapprima tutore del made in Italy; fallito ciò, passa all'Europa, che però un giorno sì e l'altro pure dichiara di voler "abbattere". “Spettacolo” nella sua più cristallina essenza.

Ma il fatto è che Salvini non ha bisogno di dimostrare la sua propensione al "made in Italy”: è egli stesso il prodotto più rappresentativo del “made in Italy” per quello che l'Italia è diventata negli ultimi 20 anni. Nella corsa al potere della politica-cabaret, insomma, Berlusconi e Renzi hanno un avversario più che temibile. E' ora che inizino a preoccuparsi.



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