domenica 30 novembre 2014

IL SISTEMA PUBBLICO DELLE PENSIONI FRA PATERNALISMO, ILLIBERALITA' E TRUFFA

(Difficoltà: 3.4/5)

Il truffatore B. Madoff: morirà in galera
Il sistema pensionistico di Stato è uno "schema-Ponzi" o, in parole più semplici, una truffa.
Lo "schema Ponzi" (in realtà la parola inglese "scheme" definisce nel suo uso più comune una macchinazione a scopo truffaldino che non trova riscontro nel termine italiano "schema") costituisce un'operazione di investimento fraudolenta nella quale l'ideatore, individuo o organizzazione, paga un tornaconto agli "investitori" ricavandolo dal nuovo capitale introdotto nello "schema" da nuovi clienti invece che, come formalmente dichiarato, dai proventi di reali operazioni di investimento (come per un qualsiasi fondo di investimento).
Prende il nome dal suo ideatore, Charles Ponzi, un italo-americano che intorno al 1920 truffò i suoi clienti per 20 milioni di dollari di allora. 
Lo "schema" dipende principalmente dal passaparola fra clienti, come nella più tipica catena di Sant'Antonio. La stessa natura del raggiro implica la necessità di "reclutare" proporzionalmente un sempre maggior numeri di investitori, al fine di onorare le promesse di guadagno fatte a quelli già acquisiti.


Un Rudimentale Esempio di "Ponzi Scheme"

Immaginiamo di costituire un fondo che include 10 clienti, ognuno dei quali contribuisce per 100€, per un totale di € 1000. A ciascuno di costoro si promette una rivalutazione del capitale investito del 20% annuo, quindi un guadagno straordinario, soprattutto se paragonato al rendimento dei titoli decennali del Tesoro (attualmente di 2,5%). Come? Attraverso investimenti “sicuri” e “molto rimunerativi”.
In realtà il capitale non viene veramente investito, ma il rendimento dei dieci clienti è frutto di un allargamento dello schema ad altri 2 nuovi entranti, ognuno dei quali versa gli stessi 100€. Il capitale ammonta ora quindi a 1200€, e ognuno dei primi 10 clienti vede così la sua quota accresciuta del 20%, proprio come promesso. Il successivo calcolo dei profitti da distribuire dovrà partire da 120€ per ognuno dei primi dieci clienti, e dovrà naturalmente tener conto dei due nuovi entrati. E così via.
In periodi di vacche grasse, cioè con i mercati in forte ciclo espansivo, lo schema regge: attratti dal rendimento, sempre nuovi clienti entrano, contribuendo alla catena. Il problema nasce quando, esaurita la spinta al rialzo, subentra il panico nei mercati finanziari e la gente è spinta a vendere i suoi titoli per proteggersi dall'imminente crash. E' in questa fase che il “Ponzi scheme” si rivela per quello che è: una gigantesca “catena di sant'Antonio”, un impianto costruito sul nulla se non sull'ingordigia e l'ingenuità dei partecipanti, i quali spesso non incassano i loro profitti bensì li reinvestono nello schema. L'avidità degli investitori “retail” moltiplica per ogni ciclo di boom economico e borsistico le truffe, e il successivo e immancabile crollo le rivela. L'esempio più recente è quello di Bernard Madoff, condannato nel 2009 a 150 di carcere per aver architettato il più grosso “Ponzi scheme” nella storia della finanza mondiale.


Il Sistema Pensionistico di Stato: un'Istituzione Paternalistica, Antiliberale e Anticostituzionale

Veniamo ora al sistema pensionistico di Stato, che oltre a essere uno "schema Ponzi" mascherato da caposaldo dello Stato Sociale, presenta altri caratteri. Esso infatti:
  1) è paternalistico, perchè suppone uno stato di minorità del cittadino, che deve essere guidato e forzato nelle scelte finanziarie che riguardano il suo futuro, nella premessa che egli non vi sappia badare e che scialacquerebbe i suoi risparmi nei consumi. Il sistema pensionistico è forse l'esempio più retrogrado dell'interferenza statale nell'autodeterminazione dell'individuo, che è un principio illuministico. È forse l'unico residuo di un epoca paternalistico-autoritaria che credevamo morta con il fascismo. Esso è peggio che obsoleto: è antidemocratico e oscurantista.
  2) sancisce un'ingiustizia di fondo che si innesta sulla costitutiva incertezza del posto di lavoro nel privato e specialmente in tempo di crisi: può accadere che uno lavori fino a poco prima dell'età pensionabile ma poi, licenziato, non possa più versare contributi. Così i suoi contributi vengono in gran parte perduti e redistribuiti tra gli aventi diritto, inclusi i privilegiati del vecchio regime retributivo e i "baby-pensionati". La correzione dal regime retributivo a quello contributivo non tocca l'ingiustizia legata alle distorsioni dell'implicito e innato carattere “redistributivo” delle pensioni. Perchè i contributi accumulati da chi non riesce a raggiungere l'età pensionabile non vengono restituiti? Con quale autorità lo Stato priva il cittadino di un diritto individuale (il godimento del frutto del proprio lavoro) che è tra i fondamenti di uno stato liberale, per beneficiare il diritto impersonale di un sistema, quale quello pensionistico, che vive ogni giorno il peso delle sue distorsioni storiche?
  3) Il sistema pensionistico pubblico svolge la funzione di misura per controllare l'inflazione: la trattenuta dei contributi pensionistici sottrae enormi risorse ai consumi e scongiura spinte inflattive. Ma ciò avviene a un costo altissimo, come abbiamo visto. 
A quanto detto sopra, si aggiunge naturalmente la facette più compromettente. Vediamola.


Il Sistema Pensionistico Pubblico: un Gigantesco "Schema Ponzi"

La promessa che i soldi che versiamo come contributi pensionistici vegano messi da parte per il nostro futuro è falsa in partenza. Essi non vengono “ipotecati”, ma si aggiungono in un calderone sostanzialmente indifferenziato che è il fondo pensionistico nazionale. Il mantenimento di quella promessa dipende dall'entrata di nuovi contribuenti: sono i soldi dei “giovani” a pagare le pensioni dei “vecchi”. Ora, in una società, quella delle nazioni economicamente mature, in cui si registrano cali di natalità, l'aspettativa di vita è in costante ascesa e l'età media avanza sempre più, il sistema pensionistico pubblico è destinato a fallire: i soldi dei nuovi “investitori” non possono più coprire le esigenze di una platea – quella dei vecchi “investitori” - sempre più allargata. Una crisi prolungata, in cui il lavoro scarseggia e per quello che c'è si chiede dalla parte delle imprese una sempre maggiore flessibilità contrattuale, non può che aggravare il panorama.
Il fatto è che il sistema delle pensioni, come ogni schema-Ponzi, è destinato a crollare, e con esso la sicurezza sociale. 
La questione non è “se”, ma “quando”.


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