domenica 26 ottobre 2014

"IN PRINCIPIO ERA IL NULLA": LA PAROLA "MULTIMEDIA" COME "BUZZWORD"

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Buzzword
"Buzzword"
Il termine “multimedia” è la classica buzzword. Come tutte le parole inventate per essere date in pasto all'immaginario collettivo in un contesto consumistico, esso è fungibile in quanto non conta di un'identità ben definita e il suo impiego è affetto da irredimibili tratti di ambiguità.
L'origine della parola “multimedia” o “multimediale” si colloca negli anni '60 nell'ambito dell'arte visiva e non ha nulla a che fare col mondo dei computer (M. Zuras, Tech Arti History, 2010). Solo nel 1993 appare una definizione più a noi familiare: “Multimedia è qualsiasi combinazione di testo, arte grafica, suono, animazione e video che è prodotta dal computer. Quando si permette all'utente – lo spettatore del progetto – di controllare cosa viene visualizzato e quando, si tratta di multimedia interattivo.” (T. Vaughan, Multimedia: Making It Work, 1993). Si evince da questa definizione: 1) che l'utilizzo del computer si inscrive nel fondamento lessicale stesso della parola “multimedia”; 2) che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l'elemento dell'interattività non è costitutivo ma addizionale e secondario.
In merito ai due punti elencati (ma soprattutto al primo) una domanda sorge spontanea: pur ammesso che, a livello di definizione terminologica, l'utilizzo del computer debba coinvolgere, come è logico pensare, aspetti funzionali esclusivi di questa macchina, allora un progetto multimediale fatto al computer ma mostrato in televisione (cioè su un medium tradizionale) si può ancora definire “multimediale”, specialmente considerando il fatto che l'interattività non è attributo definitorio essenziale? Questo ci porta al punto che volevo sottolineare: la televisione è un apparecchio multimediale? Se la risposta è sì, allora la parola “multimedia” non ha senso perchè non si riferisce a nulla di storicamente inedito e nuovo. E la risposta deve essere sì, se si riflette su quanto ho appena osservato, a meno di non voler impuntarsi sul prerequisito dell'utilizzo del computer, come oggetto in quanto tale e cioè feticcio, la qual cosa equivarrebbe a dire che il cibo giapponese cessa di essere tale se per mangiarlo si usa la forchetta e non i bastoncini.
Il fatto è che la tv è già di per sè un veicolo “multimediale” che riunisce più “media” (nel duplice senso gnoseologico e sociologico): l'immagine, ovviamente, ma poi anche la parola scritta (si pensi alle rassegne stampa) e l'audio. Non sono "multimedia" ma solo “media” - evidentemente - la stampa e la radio, di cui la tv eredita - e in buona parte rimpiazza - le funzioni.

Come nota a margine, abbiamo sopra menzionato una possibile interpretazione “gnoseologica” della parola “medium” o “media”. Va da sé che il contesto di questo articolo, e quindi la definizione di “multimedia”, sia da rivolgere per lo più all'accezione sociologica del termine “media” (anche se la definizione di Vaughan data sopra potrebbe far dire il contrario, a conferma dell'equivocità del concetto in questione): i canali e gli strumenti per la trasmissione delle informazioni nella società umana. Questo perchè in merito alla gnoseologia, cioè lo studio delle modalità della conoscenza individuale, dovrebbe essere già chiaro che un essere senziente come l'uomo percepisce in maniera “multimediale” attraverso la molteplicità dei canali sensitivi fornitigli da madre natura.

In conclusione, credo di aver dimostrato che la parola “multimedia” è quindi la tipica “buzzword”, una di quelle parole ad effetto che vengono fabbricate in sessioni di brain-storming per campagne di marketing e che non può avere la pretesa di fotografare e connotare nessun ambito di realtà. A riprova di ciò, va notato che il suo utilizzo è venuto scemando dai primissimi anni della diffusione del cd-rom e della rivoluzione della World Wide Web che la propagarono come un virus verbale.

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