martedì 12 febbraio 2013

IL CONCETTO DI "PROVOCAZIONE" TRA PARACULAGGINE E RACKET

 (Difficoltà: 3,1/5)

Ah, giusto! Poi c'è QUEST'ALTRO tipo di provocazione...Era solo una provocazione” è una frase che sentiamo spesso detta dai nostri politici ai giornali o in occasioni pubbliche. Di solito viene utilizzata, questa frase, come riparo e rettifica di qualcosa di maldestro e inopportuno detto in precedenza, e che potrebbe esporre a una salatissima querela o a un calo di consensi. E' diventata, insomma, un modo per tentare di relegare veri e propri obbrobri o insulti al rango di espediente retorico per attirare l'attenzione su un problema, come se l'inaccorta uscita fosse nient'altro che un elemento del dibattito politico.


Cos'è Veramente la Provocazione?

In realtà, la “provocazione”, quella vera, è se vogliamo un artifizio retorico che mira a presentare all'interlocutore le estreme conseguenze e somme di quanto da lui detto, enunciate in modo volutamente paradossale. Per esempio, se la Lega affermasse (ipotesi tutt'altro che peregrina) che gli extracomunitari devono essere sottoposti a pene più severe per disincentivare una loro “più naturale tendenza a delinquere”, e un oppositore politico rispondesse: “Allora se già sappiamo che delinqueranno, mettiamoli tutti e quanti in galera preventivamente”, questa è una provocazione. Essa serve a smascherare il carattere razzista della proposta della Lega, celato dietro il velo di una normale proposta politica. Nel porre le estreme conseguenze di un ragionamento, in realtà ci si avvicina a quelle che sono le reali intenzioni del proponente la legge. La provocazione svolge un'opera di verità che penetra più a fondo di ogni possibile analisi logica e letterale.
La differenza tra provocazione “buona” e provocazione “cattiva” sta nell'assenza, nel primo caso, di un carattere letterale di quanto si dice. Certo ciò dipende anche da chi lo dice: quest'ultima stessa affermazione in bocca a un'esponente leghista potrebbe essere presa sul serio, cioè letteralmente.
Ma passiamo a descrivere in dettaglio le due versioni di provocazione “cattiva".



1) La “Provocazione” come Pretesto: “Era solo una Provocazione”

Per l'esempio opposto, si può guardare a Berlusconi. Nel giugno del 2012, B. azzardava l'ipotesi di un'uscita dall' euro (qui un'articolo). Di fronte alle prevedibili reazioni negative da parte politica (Casini: “Se la volonta' del Pdl e' uscire dall'euro, Berlusconi lasci anche il Ppe. Non si puo' stare in una casa e sostenere le idee esattamente contrarie") ma, c'è da scommetterlo, anche nei sondaggi, ecco il dietrofront: “Era solo una provocazione”: B. in realtà auspicava quell'unità politica europea che scongiurerebbe proprio l'uscita dall'euro. Ipotizzare che B. intendesse qui applicare una “provocazione” secondo il modello virtuoso che io ho descritto, significherebbe ammettere che a B. freghi qualcosa dell'unità politica europea come progetto internazionale di lungo corso: una troppo generosa concessione per un politico che vive da decenni nell'immediatezza dei suoi livori e appetiti, e nella temporalità brevilinee e spasmodica che costerna il suo status di homo economicus (i conti delle sue aziende) e di homo criminalis (i conti con la giustizia).

2) La “Provocazione” come Ricatto: il Racket Mafioso entra in Parlamento

Ma la provocazione può anche non essere semplicemente un'etichetta appiccicabile post factum per scopi di rettifica. Può anche assumere la forma di un'esca lanciata nel mare della vita politica e istituzionale, che è fatta anche di compromessi, sempre interpretati dalla volgarità berlusconiana come “scambi”. Un caposaldo della strategia politico-comunicativa di B. è quello di “sparare” dichiarazioni per vedere l'effetto che fa. Ciò vale sia nei confronti dell'elettorato (per cui poi le reazioni si registrano nei sondaggi), sia nei confronti delle altre parti politiche in seno alla trattativa politico-parlamentare per la risoluzione legislativa dei suoi problemi giudiziari e la messa a frutto dei suoi conflitti di interessi. Su quest'ultimo versante, la strategia è la seguente: se lui ha in mente di ottenere 50, spara per ottenere 100 e, se tutto va bene, può pure ottenere 80, cioè più dell'obiettivo che si era prefisso inizialmente. Inutile precisare che in anni di falsa opposizione da parte del “PdmenoElle” (Grillo), questo si è verificato più di qualche volta. In particolare in tema di giustizia, B. ha più volte posto i magistrati e il sistema della giustizia in generale, e quindi l'intero paese, di fronte alla prospettiva di una paralisi totale per via legislativa costringendo le parti politiche (e i magistrati stessi, non di rado intimiditi) a concessioni facenti capo alle sue pendenze processuali. Nel 2008, B. minacciava un taglio del 40% dei fondi alla giustizia, la riduzione dello stipendio ai magistrati, l'abolizione delle intercettazioni e la cancellazione di 100.000 processi, se non si fosse approvato il cosiddetto Lodo Alfano. E' la stessa logica del “racket” criminale, denominata per l'occasione “dialogo”, come spiega qui Travaglio.


Conclusione
Per riassumere, la versione inautentica di provocazione può rispondere a due diverse esigenze:
1) riparare una gaffe, una dichiarazione avventata e arrischiata, per evitare querele e cali nel consenso politico.
2) Saggiare il mercato elettorale e la disponibilità a compromessi dei vari attori politici e istituzionali.

La comprensione delle varie distinzioni interne al concetto di “provocazione” può essere per noi uno strumento in più nell'impegno di decifrazione delle reali intenzioni dell'agire politico, a beneficio di una scelta di voto più cosciente

Provocation