sabato 12 gennaio 2013

UDIENZA DEL SANTO PAPI

Ho avuto modo di definire la recente puntata di “Servizio Pubblico” con ospite Berlusconi una sciagura. Qui intendo articolare meglio questo mio giudizio, senza impuntarmi sul singolo evento, bensì deducendo, più o meno esplicitandoli, alcuni elementi e alcuni giudizi (temo conclusivi) sul ruolo di un certo giornalismo di contestazione.
Nella lunga vigilia di questa sfida televisiva, da più parti si era levata l'obiezione che l'invito di Berlusconi alla trasmissione di Santoro avrebbe giovato a un leader ormai decaduto, ma mai morto, qual è il plurinquisito frequentatore di minorenni. Questo si è puntualmente verificato, ma in una modalità solo apparentemente paradossale: Berlusconi ha vinto perdendo, mentre Santoro ha perso vincendo


Dal lato di Berlusconi
Come si era anticipato, Berlusconi ha dovuto parare i colpi di una critica imparabile, perchè tutto di quello che è stato detto contro di lui era vero. Tuttavia, Berlusconi non può perdere in questi confronti, e non, come si dice di solito piuttosto scioccamente, per la sua supposta maestria nella comunicazione televisiva: se le telecamere fossero state spente, l'esito sarebbe stato il medesimo. Berlusconi vince perchè, anche se si fa affossare dalle critiche, fa la figura del martire, del Cristo ignudo che affronta i dieci centurioni armati di daga. Naturalmente, la cosa va geograficamente contestualizzata: in altri paesi che non sono l'Italia tali critiche distruggerebbero chiunque per sempre e le menzogne infognerebbero ancora di più chi le pronuncia a propria difesa, invece di seminare dubbi. In Italia, invece, 20 anni di vittimismo berlusconiano e di giornalismo compiacente hanno creato una situazione per la quale questo anziano poco di buono, quando non affascina in un'esibizione di ricchezza e di potere, commuove e impietosisce attraverso la mitologia dell'uno contro tutti (la Magistratura, la Sinistra, la Stampa, l'invidia di Confindustria ecc.). Insomma, o l'uomo solo al comando o l'uomo solo contro tutti: in entrambi i casi, ad ogni confronto B. parte con un bonus di approvazione il più delle volte decisivo.
Purtroppo invece, B. le critiche-accuse di solito le controbatte efficacemente. Questa efficacia, va da sé, non dipende dal merito: le critiche che dipingono B. come un governante inetto e come un imprenditore evasore e allacciato alla mafia sono probanti o comunque giustificate. L'efficacia riposa tutta piuttosto nell'aspetto emotivo. E' purtroppo un difetto strutturale del mezzo televisivo, che nasce come strumento di svago e non dimentica questa suo codice genetico nemmeno quando si confronta con l'informazione. Al pubblico l'unica cosa che interessa è che uno risponda a tono, con sicurezza e fermezza. Al pubblico non interessa il contenuto di ciò che uno dice, e premia con l'alloro della vittoria più colui che racconta balle palesi con convinzione di colui che racconta la logica verità con esitazione e con la fronte perlata di sudore. La televisione è un'arena nella quale anche la cultura e l'informazione sottostanno alle logiche dello spettacolo. 


Dal lato di Santoro 

E Santoro? Santoro ha perso vincendo. Santoro ha usato il pretesto dell'nformazione per perseguire ciò che, da uomo di televisione, più gli interessava: l'audience. Siccome 9 milioni di persone hanno visto quella puntata, Santoro ha vinto. Ma egli ha anche perso, in quanto proprio l'informazione, che particolarmente in questa occasione è stata usata come foglia di fico, è ciò che è andato a fondo. Che elementi di informazione era possibile trarre da un monologo di balle lungo due ore e mezza, e da domande che ripresentavano sempre le solite questioni? Le risposte false a domande vere non fanno informazione, fanno solo confusione. E della confusione beneficia sempre e solo chi è nel torto.
Altri errori imperdonabili per un giornalista esperto come Santoro sono i seguenti:
1) Non mettere un giornalista di destra o filo-berlusconiano fra quelli “schierati” anti-Berlusconi. Questo avrebbe almeno ridimensionato il fattore “epicizzante” del “solo contro tutti”.
2) L'indulgere sui coup de théâtre e sulla spettacolarizzazione. In ciò, Berlusconi è superiore, perchè non sa fare altro. Così facendo, Santoro si è messo a combattere sul campo dell'avversario, e a quel punto qualsiasi cosa si fosse fatta o detta sarebbe stata irrilevante. In particolare:
a) le battutine e il cabaret, come l'insistenza sulle “scuole serali”, e il frequente abbandono di una certa austerità che avrebbe messo Berlusconi in seria difficoltà.
b) il fatto che si siano messe due giornaliste in prima linea sul palco a fare domande: una giovane, l'altra più esperta. Chiaro qui l'intento santoriano di sottolineare il contrasto fra le “donnine” di Berlusconi e le “sue” donne, colte serie e preparate. Il risultato è che la giornalista più giovane, che ricuperava freneticamente domande e dati da un pacco di fogli posato sulle sue ginocchia, appariva una scolaretta alla prova finale, sicura di spaccare il mondo e di fare il colpaccio nello spiazzare B. con la forza della verità, che “non conosce argini”. La giornalista più esperta ha un po' fatto, anche per contrasto, la figura della maestrina un po' petulante.
3) Si è fatto parlare B. come un fiume in piena. I giornalisti presenti, ahimè Travaglio incluso, non hanno ritenuto di prepararsi a dovere anticipando ogni possibile risposta di B. in merito per esempio ai risultati del suo ultimo governo, e hanno forse creduto di poter vivere di rendita dall'eredità di tante passate tramissioni e interventi nei quali questo ed altri argomenti erano stati rispolverati a più non posso. Incalzare B. durante i suoi monologhi sottolineandone contraddizioni e autocontraddizioni gli avrebbe fatto perdere la testa e avrebbe rivelato la sua pochezza di uomo e di politico. Così non essendo stato, B. è uscito vincitore dal confronto soprattutto dal punto di vista della tenuta emotiva.
4) Santoro ha fatto di tutto per avere B. nella sua trasmissione, incluso promettergli che non avrebbe parlato dei suoi processi. Legittimo. Ma siamo sicuri che non abbia anche detto ai suoi giornalisti, eminentemente a Travaglio, di andarci piano e di usare cautela, soprattutto nella prima parte di trasmissione, per non subire lo smacco di un B. che se ne esce anzitempo adirato dallo studio? Il sospetto è più che fondato, se pensiamo che anche Santoro è apparso nei primi minuti di trasmissione piuttosto cauto ed emozionato; poi, verso metà trasmissione, ha rilasciato un po' di tensione attraverso qualche scambio cabarettistico con l'ospite; infine, verso la conclusione, quando ormai il danno preventivabile da una prematura uscita di B. era minimo, l'irato battibecco con B., con annesso invito a “vergognarsi”.
“Servizio Pubblico” è uscito snaturato dal confronto, Berlusconi ne è uscito confermato. Santoro ha vinto come uomo di televisione ma questo non è qualcosa di cui possa gloriarsi, almeno nella misura in cui egli pretenda di essere qualcosa di diverso da Paolo Bonolis o da Carlo Conti. Se le prossime elezioni confermeranno in qualche modo la politica disastrosa degli ultimi 20 anni, anche Santoro dovrà assumersi le sue responsabilità. Da giornalista quale (principalmente) è.