lunedì 9 settembre 2013

LO SPAZIO-TEMPO DELLA "NEW ECONOMY"

(Difficoltà: 3,9/5)

In questo articolo, vorrei proporre una possibile teoria della New Economy, in connessione con le dimensioni di spazio e tempo che costituiscono la nostra realtà. Essenziale a questo è una distinzione preliminare fra un vecchio (Old) e un nuovo (New) modello di economia, perché la comprensione del vecchio ci aiuta generalmente a teorizzare il nuovo.
Ciascuno dei due tipi di economia richiede approcci diversi in relazione a due differenti prospettive: quella della produzione e quella del consumo. Dal punto di vista della produzione, le spiegazioni sono essenzialmente descrittive, perché si riferiscono in modo asciutto a differenti articolazioni del modello produttivo di riferimento. Dal punto di vista del consumo, le spiegazioni sono principalmente di una natura simbolica, perché, come vedremo, si tratta di pescare nel nugolo di merci e per ogni modello, facendo astrazione da altre, una signola merce, che viene percepita come più rilevante dal punto di vista della società e degli apporti di immaginario che la contraddistinguono.


Le categorie applicate

Quello che vorrei aggiungere a ogni nozione che possiamo considerare come ormai acquisita, è che ognuna delle due economie ha anche differenti implicazioni quando relazionata alle dimensioni di spazio e di tempo, ciò che porta a differenti prospettive meritevoli di essere analizzate. Inoltre, la categoria di "funzionalità" può essere apportata all'analisi per descrivere il livello di sostenibilità/efficienza operativa di ognuno dei due modelli.

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LA OLD ECONOMY

"Old Economy" è un concetto teorico in cui noi siamo autorizzati a includere tutto ciò che non è "nuovo". Ogni possibile considerazione a proposito dell'accuratezza di un siffatto indirizzo può essere contrastata con l'affermazione che, poiché l'analisi è condotta dal punto di vista di un "nuovo" (la New Economy appunto), allora tutto ciò che non può qualificarsi come "nuovo" alla luce di un evento spartiacque (sulla cui identità ritorneremo) può essere più o meno sbrigativamente raccolto in una singola categoria. Ogni distinzione - anche se legittima, perché pertinente a ben identificabili stadi del progresso tecnologico della storia umana - fra modelli di produzione totalmente distinti (agricoltura e industria, per esempio) è irrilevante per gli scopi di questa nostra ricerca.
Le principali applicazioni produttive della Old Economy sono: agricoltura, manifattura, banche, industria, estrazione.


La Old Economy nello spazio

La relazione della Old Economy con lo spazio può descriversi ricorrendo alla categoria di "occupazione" (dello spazio). La produzione si concentra soprattutto su beni materiali, con le banche a svolgere la funzione di intermediario immateriale del processo produttivo. La produzione di merci materiali
esige larghi spazi per lo svilupparsi della catena produttiva (produzione, stoccaggio-logistica e vendita al dettaglio), e anche una rete spaziale che collega tutti gli elementi della catena l'uno con l'altro e con il consumatore finale.
A causa dell'impulso all'occupazione dello spazio, un risultato naturale della Old Economy è il perseguimento dell'espansione territoriale e, inevitabilmente, della guerra. Di fatto, la guerra dà all'Old Economy più che del territorio addizionale dove realizzare le proprie attività di base:

1) Ricostruzione. I profitti generati dalla ricostruzione di un territorio devastato dalle bombe è tra le ragioni più rilevanti per iniziare una guerra. L'industria delle costruzioni è un vettore per molte altre industrie, perché le nuove case abbisognano generalmente della prestazione d'opera di muratori, elettricisti, idraulici, falegnami, imbianchini, fornitori di mobili, notai, architetti, ingegneri, designer di interni ecc. Un boom nel mercato degli immobili può far ripartire l'economia di un'intera nazione; un crollo del mercato immobiliare, d'altro lato, può precipitare quella stessa economia in una grave e duratura crisi. Come conseguenza, gli interessi attorno all'industria delle costruzioni - e quindi alla guerra - sono molteplici e possono annoverare molti partecipanti.

2) l'Industria della Difesa. Questo si chiarisce da solo. La guerra necessita di armi e munizioni. L'industria della Difesa (contraenti della Difesa + fabbricanti di armi), che è ad alto impiego di capitale, fornisce molti posti di lavoro e accumula giacenze di magazzino che devono essere smaltite periodicamente per consentire nuovi cicli produttivi. Questa è una delle principali ragioni che spiegano perché la guerra - l'occupazione di territori attraverso l'uso della violenza - è così importante per la Old Economy.

3) Sicurezza delle fonti energetiche. Il petrolio è ovviamente legato all'occupazione militare del territorio, ed è probabilmente fra tutte la causa più frequente di conflitti armati, perchè dal suo regolare approvvigionamento dipende la sopravvivenza dell'Occidente industrializzato.


La Old Economy nel tempo

Per ciò che concerne la dimensione di tempo, il progresso di vecchia concezione mirava spontaneamente - in ciò non differentemente dalla New Economy - a contrarre il tempo che l'uomo deve dedicare al lavoro (automobili per raggiungere velocemente il posto di lavoro, automazione nel processo produttivo ecc.) a risultati produttivi invariati, in modo che la fugura del lavoratore potesse succedere in ampi ritagli di giornata il "consumatore, cioè l'acquirente delle merci prodotte.
Sfortunatamente, fu presto chiaro che lo snellimento e l'accelerazione del processo produttivo aiutava sì l'aumento dei profitti, ma non riduceva il tempo complessivo da dedicare al lavoro. I vantaggi di muoversi in auto dalla casa al posto di lavoro furono presto praticamente vanificati dal crescente problema del traffico frenetico nelle città moderne. Questo è solo un singolo esempio fra i molti possibili a chiarimento del fatto che, mentre la gestione dello spazio pone alla Old Economy problemi di saturazione, la gestione del tempo lavorativo-sociale ha dovuto in larga parte soccombere al peso di problemi funzionali strutturali.


Il prodotto-simbolo dell'Old Economy: l'auto

La merce che maggiormente simboleggia la Old Economy è l'auto. Siccome l'articolazione dei rami produttivi che compongono il concetto di "Old Economy" non è ciò che ci interessa, mi limiterò a dire che l'auto merita di essere considerata il prodotto che meglio evoca le caratteristiche della Old Economy, per la sua complessità in quanto prodotto. Infatti, proprio come la casa, l'auto è destinazione di molti settori produttivi all'interno della Old Economy: la meccanica, l'elettronica, la manifattura, la chimica, il tessile ecc. La prevedibile obiezione che sarebbe la casa semmai a meritare questo titolo, può essere controbattuta nell'osservare che il concetto di "dimora" o "rifugio" è qualcosa che precede l'evoluzione dell'abitazione in casa moderna, e così quest'ultima non ritiene nessuna caratterizzazione di essenzialità rispetto al modello in esame. L'auto, sull'altro versante, risponde a bisogni più moderni, ospita e convoglia valori più moderni e interagisce più dinamicamente con una società basata sul consumismo. Va quindi considerato il prodotto che più simboleggia la nostra recente - anche se non la più recente - modernità.


"Funzionalità" nella Old Economy

Il livello di funzionalità inerente alla Old Economy è ciò che va a determinare prima o poi la sua obsolescenza. L'auto è, nella città moderna, l'indisputata occupante dello spazio percorribile. Per la maggior parte del tempo, l'auto è usata esclusivamente dal guidatore e ospita non più di una persona. Essa occupa così spazio cittadino inutilmente e abusivamente.

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La rivoluzione della
NEW ECONOMY

La "New Economy", in quanto più recente stadio nella storia economica dell'umanità, trova la sua origine nell'invenzione del computer. Questo infatti è l'evento spartiacque che separa la New Economy dal vecchio modello. Ciò che era vero all'inizio del nuovo millennio rimane vero nel momento in cui scrivo: gli sviluppi e le possibili applicazioni delle nuove tecnologie e media (soprattutto internet) permettono cambiamenti la cui portata può essere investigata e teorizzata, ma non dettagliatamente prevista. Le principali applicazioni produttive della New Economy non possono essere interamente chiare a questo punto del suo sviluppo. Il più visibile effetto fino a ora è stato l'impatto di internet, che non solo ha rivoluzionato il vecchio modo di fare impresa, ma è anche in sé il nucleo della rivoluzione nella cosiddetta Information Technology, intesa come lo studio e l'implementazione della tecnologia che "aiuta a produrre, manipolare, immagazzinare, comunicare e/o disseminare informazioni" (Wikipedia). Una nuova qualità di ricerche sono condotte nelle discipline della medicina, dell'elettronica e nell'approvvigionamento energetico, fra le altre, e nuove frontiere di ricerca, riassunte in discipline come la nanotecnologia e la biotecnologia, con implicazioni di lunga portata e pretese molto ambiziose, sono emerse. Ciononostante, il campo più influente della New Economy rimane la comunicazione, e le modalità con le quali l'informazione è prodotta, immagazzinata e condivisa.


La New Economy nello spazio e nel tempo

La relazione della New Economy con lo spazio e il tempo può essere descritta ricorrendo alle categorie di "aggregazione" e "concentrazione", sia nello spazio - fisico, con riferimento al processo di immagazzinamento delle informazioni - e nel tempo - sociale, con riferimento al processo di condivisione delle informazioni (social networking, blog e forum aggiungono una nuova dimensione sociale alla vita che astrae completamente dalla condivisione dello spazio).
Laddove la Old Economy ha una tendenza all'occupazione e alla dispersione dello spazio, la New Economy ha la tendenza a concentrare e aggregare i propri elementi in uno spazio limitato. Lo scopo è quello di concentrare il maggior numero di elementi e funzioni nel più ristretto spazio possibile. Volendo impiegare il concetto aristotelico di “spazio particolare”, che non può prescindere dall'oggetto (materia) che contiene (essendo il vuoto impensabile), lo spazio può essere considerato come un'unica cosa con la materia. L'occupazione (utilizzo) della minor quantità possibile di spazio/materia aderisce naturalmente al modo con cui la New Economy opera sulla realtà, sia in termini di metodo che di scopi.
In sintonia con ciò, i nuovi concetti di "portabilità" e "sostenibilità" guadagnano crescente attenzione. Mi avvio ora a illustrare meglio questi concetti e ad aggiungerne uno nuovo, probabilmente il più importante dei tre.

1) PORTABILITA'. la nuova produttività tende a rivoluzionare il vecchio modello di economia dall'interno (la New Economy è in sé un prodotto della Old Economy), e in molti casi vecchi prodotti e attività cessano di esistere. Funzioni e compiti che una volta erano dispersi in più supporti dedicati sono ora integrati in pochi, e il concetto di "servizio" guadagna crescente rilevanza nei confronti di quello di "produzione". Il concetto di "mobile" (in inglese) - che incorpora quello di "servizio" - offre una sintesi fra il processo di integrazione che ho appena illustrato e quello della costante disponibilità di informazioni grazie alla connessione ininterrotta a internet permessa dai nuovi dispositivi.

2) SOSTENIBILITA'. La New Economy incorpora il concetto di sostenibilità dello stesso progresso che essa ingenera. Sostenibilità fa riferimento non solo ai problemi ambientali, ma si lega anche alla "democratizzazione" (che discuterò più sotto). La tendenza alla valorizzazione dello spazio comporta una sostanziale riduzione dei materiali richiesti per la produzione. L'esempio del "cloud computing", fra altri virtuosi sviluppi, testimonia di una razionalizzazione dello spazio in grado di porre potenzialmente fine al suo uso promiscuo, in quanto tutte le attività di ufficio (produzione e raccolta di documenti e file) di imprese e individui sono trasferiti ai server (e alle stanze-server) in quanto spazio dedicato. Il giornalismo su carta è destinato a morire, e il problema della deforestazione a ridimensionarsi significativamente. I problemi ambientali sono destinati a peggiorare solo nella misura in cui alla Old Economy sarà permesso di tenere la società in ostaggio con la consueta arroganza dei suoi diktat.

3) DEMOCRATIZZAZIONE. Grazie alla diminuzione dei costi delle nuove tecnologie, dispositivi sofisticati non sono più riservati agli utenti di status socioeconomico medio-alto. La diffusione di sempre nuovi e più potenti supporti contribuiscce alla democratizzazione che è il risultato sociale più importante della New Economy.
Ecco alcune caratteristiche della democratizzazione della produzione e del consumo nella New Economy, che sono strettamente connesse e che vengono qui trattate separatamente solo per un mero intento analitico.
a) Meritocrazia. Il processo di democratizzazione in corso nella New Economy è il risultato di una nuova enfasi posta sulla meritocrazia. Il modello che la New Economy rimpiazza è basato sullo status sociale e sulla cooptazione in ragione dell'organizzazione corporativa degli attori principali e agli alti requisiti di capitale dei relativi business. Da biasimare per le alte barriere d'entrata nei business della Old Economy è non solo il loro carattere capital-intensive, ma anche l'indefettibile dipendenza dalle relazioni politiche, che a sua volta ha creato un'insana relazione fra politica ed imprenditoria pubblica e privata, permettendo ai conflitti di interesse di prosperare e contaminare la normalità della vita democratica.
Grazie alla valorizzazione di nuove idee, che possono essere tradotte nella New Economy in prodotti commercializzabili con solo un minimo investimento di risorse, ognuno può partecipare attivamente – e con ampio dispiego di originalità - nella vita economica del proprio paese.
b) Genuinità del messaggio. La barriera fra produttore e consumatore diventa più sfumata, in quanto il consumatore è più frequentemente che nel passato anche il produttore, che può sentirsi chiamato al miglioramento degli stessi prodotti che egli utilizza. Una nuova richiesta di qualità ed efficienza limita il potere evocativo del marketing, in favore della descrizione del prodotto e della semplice elencazione delle sue caratteristiche. Qualcosa di similare accadde al principio dell'era industriale, quando la pubblicità era solita concentrarsi maggiormente sulla valorizzazione descrittiva delle reali qualità del prodotto piuttosto che sulla creazione di un battage ingannevole e allusivo a una condizione sociale che il possesso dell'oggetto renderebbe immediatamente accessibile a tutti, o a caratteristiche e funzioni totalmente assenti nel prodotto.
c) Presa di coscienza. La relazione fra i media e il pubblico sta progressivamente perdendo il suo carattere unidirezionale. Questo permette una maggiore consapevolezza nelle decisioni di carattere politico o economico dal basso. Contestualmente, nascono mezzi di comunicazione innovativi. Non solo la fine della comunicazione unidirezionale modifica la relazione tra il pubblico e i media; al pubblico viene offerta anche la possibilità di produrre il proprio contenuto e di condividerlo con un potenziale di milioni di persone attraverso procedimenti semplici ed economici.
d) Responsabilità sociale. Come conseguenza di c) i consumatori acquisiscono maggiore consapevolezza e possono ricevere feedback da altri consumatori (in forum, social network ecc.). In modo corrispondente, le aziende acquisiscono coscienza sociale, in quanto sono sospinte all'adozione di un comportamento socialmente più responsabile in termini di qualità della produzione, soddisfazione del cliente e dell'abbandono di pratiche ingannevoli o fraudolente. Le aziende sono inoltre incitate a una maggiore attenzione nei confronti dell'impatto della loro produzione sull'ambiente. Esse sono quindi profondamente incentivate a riscoprire un'etica imprenditoriale.
e) Economicità. Grazie soprattutto alla pubblicità a alla sua caratterizzazione user-generated (2.0), la maggior parte del contenuto offerto da Internet è gratuito. Per compensare gli utenti dello sforzo volto a preservare la dimensione "comunitaria” di internet, si fa strada il concetto pre-economico e socialmente aggregativo di "donazione". Nondimeno, poiché il pubblico ha ampiamente dimostrato la propria disponibilità a pagare per un contenuto di buona qualità, si constituiscono le premesse per l'impegno da parte dei produttori professionali di contenuto mediatico all'introduzione di standard qualitativi elevati nella loro offerta.


Il prodotto-simbolo della new economy: il computer

Il computer ha una più effettiva rilevanza per le origini della New Economy, e per il suo sviluppo, di quanto non si possa dire dell'auto in riferimento alla Old Economy. Laddove l'auto è un simbolo che si erge sulle ceneri della Old Economy come evocativo promemoria della nostra storia recente, ed è un oggetto di status molto più che un oggetto funzionale e utile, il computer è, con il novero delle sue applicazioni, il REALE produttore della New Economy, sia nella storia di questa che, in un flusso incessante, nella vita quotidiana.
Ciò chiarito, va aggiunto che la pregnanza sociale della New Economy, con le caratteristiche che ho inteso sottolineare nel formulare il concetto di "democratizzazione", è reso possibile unicamente da internet. Internet va considerata il compimento sociale della rivoluzione tecnologica generata dall'invenzione del computer.


Gli attacchi alla New Economy

Attacchi alla New Economy possono essere visti nei tentativi portati avanti dall'Old Economy di minare i riconoscibili capisaldi del rivolgimento ancora in corso. Tra i molti esempi possibili: i tentativi, perpetrati nei regimi autoritari, di oscurare siti internet indesiderati; i tentativi, realizzati dalle imprese di media della Old Economy, di manipolare l'orientamento alla gratuità dell'offerta in seno a Internet, e così via. Poiché la New Economy costituisce il nuovo corso della storia, e considerato il processo di democratizzazione inerente alla New Economy come ho tentato di descrivere; dato il fatto, infine, che la New Economy è il nuovo corso intrapreso dall'economia, possiamo concludere col dire che ogni tentativo di combattere i cambiamenti apportati dalla New Economy va giudicato come sostanzialmente anti-storico, anti-democratico e anti-economico.

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